Le monache e il Sacco, tra prodigi e coraggio

(di Claudio Cerretelli)

Alla fine del Cinquecento fra Serafino Razzi, descrivendo anche in base alle testimonianze da lui raccolte gli orrori del Sacco di Prato, ricorda che i mercenari non ebbero riguardo «né a cose sacre né a persone, anzi profanarono quegl’empi i sacri tempij e le chiese […] et entrando in alcuni monasteri stuprarono più sacre vergini»; ma, continua il Razzi, «non mancò la divina bontà e providenza di soccorrere ad alcuni luoghi pii e religiosi, salvandogli miracolosamente dal flagello che fu a gl’altri commune».