Fra le pagine di quel caustico e campanilistico testamento spirituale che è Maledetti toscani, in quei suoi frequenti richiami alla storia antica e all’Umanesimo, narrando di laici e religiosi, nobili e popolani, letterati e illetterati, Curzio Malaparte si sofferma anche sulla figura di san Bernardino da Siena, e lo fa con quell’affetto che si riserverebbe a un padre, lodandone la serenità con la quale compie la sua missione spirituale, e la schiettezza delle sue prediche che sembrano nascere dalla sobria bellezza del paesaggio toscano, garbatamente pungenti come l’olio nuovo dei colli di Sarteano; in un altro scritto, Malaparte riconosce al popolo italiano un profondo amore per i santi, che accomuna agli eroi con la differenza di poterli sentire vicini, e per questo «ama san Bernardino da Siena per la sua eloquenza semplice ed affettuosa, per le sue parole dialettali, per la sua arte di persuadere ogni cittadino ignorante»1; chiaro infatti è il linguaggio con cui si rivolge ai fedeli, un sobrio volgare che subito rimanda agli affreschi di Giotto, ma soprattutto è pieno di cristiana comprensione dell’essere umano con le sue debolezze.
SGUARDI DAL MONDO – Prato, de la mano de Francesco di Marco Datini (di David Igual Louis)
Debió ser durante los años finales de la década de 1980 cuando oí nombrar por primera vez la ciudad de Prato. Esto se produjo mientras estudiaba la licenciatura de Geografía e Historia en la Universidad de Valencia y supe tanto de las actividades entre los siglos XIV...