La temporanea chiusura dei luoghi d’arte e di cultura per contenere la diffusione della recente pandemia ha evidenziato, tra le parallele e dolorose conseguenze sulla salute, sulla formazione, sul lavoro, quanto incolore possa essere una quotidianità privata di musei, mostre, teatri. Per risalire a una privazione così prolungata e ben più tragica occorre tornare indietro di otto decenni, quando, con l’entrata in guerra dell’Italia, Prato e le molte città d’arte della Penisola per oltre quattro anni si svuotarono completamente del loro patrimonio artistico, incapsulato in strutture di mattoni o smistato nei vari rifugi di campagna ritenuti, a seconda della congiuntura bellica, luoghi più sicuri di altri.
Protagonisti dell’industria tessile nel dopoguerra: Dino Baldassini (di Andrea Balestri)
Il volano dello sviluppo del distretto tessile di Prato, sotto molti aspetti non convenzionale, è stato spesso identificato in fattori come le economie esterne, il capitale sociale e l’atmosfera industriale senza indagare se, calato nel modo di fare dei suoi...