Ricordo ancora una sua lezione nell’aula magna di Villa Favard, alla fine degli anni Sessanta dopo un incontro con Guido Carli, il Governatore della Banca d’Italia. Quasi a volerne cogliere l’occasione Giacomo Becattini, giovane professore di politica economica che affascinava noi studenti per il lucido eloquio e la coinvolgente capacità critica, aprì una parentesi sul rapporto tra intellettuale e principe. Fui colpito da come seppe mostrare quanto il suo spirito fosse insofferente a qualsiasi tipo di limitazione del pensiero.
Qualche anno dopo, imparando a conoscerlo più da vicino, cominciai a comprendere meglio la sua dimensione di intellettuale diviso tra gli ideali e le tensioni del marxismo, anzitutto di Antonio Gramsci, e l’idealismo di Alberto Bertolino, il suo maestro a Villa Favard.