«Quei diciassette gradi…» Il ricordo di mio padre che pronuncia queste parole è uno dei più vivi che mi sia rimasto. Già malato, guardava fuori dalla finestra della mia casa, affacciata su Piazza Santa Maria delle Carceri. Aveva davanti a sé due delle più formidabili architetture costruite nella nostra città – nel nostro paese, nel mondo intero: il Castello dell’Imperatore e la basilica di Santa Maria delle Carceri – ma non stava ammirando nessuna delle due. L’occhio suo geometrico era incantato dallo scarto angolare che le separa, i diciassette gradi prodotti dall’incrocio dei loro assi di simmetria – il vero colpo di genio di Giuliano da Sangallo.
Per Umberto Mannocci (di Francesco Gurrieri)
Con Umberto Mannucci se n’è andata una delle figure più rappresentative del Novecento pratese. Un intellettuale che ha amato profondamente la sua città e il popolo di questa nostra terra industriosa. Attento ai mutamenti del tempo ma estremamente selettivo, custode...