Isgrò, Malaparte e Oreste simboli del nostro tempo (di Umberto Cecchi)

Prato Storia e Arte n.116

In una’Italia che qualche volta è ancora divisa da usi, costumi e dialetti, incontrare Emilio Isgrò, nominato ‘artista dell’anno’ è una sorpresa. Cer­to: siciliano, certo: orgoglioso del suo dialetto che è poi una lingua vera: forte, scabra, melodica, ma anche interprete di quella cultura che per molti aspetti sopravvive nel modo di raccontare il mondo, di dar voce alle cose, di mescolare – qualche volta in modo molto simile alla narrativa onirica latino americana – sogno e realtà. Alla pari non tanto di Vargas Llosas o Garzia Marquez, quanto piuttosto di Juan Rulfo uno dei maestri più importanti della ispanicità narrativa latino americana. Rulfo e Isgrò sono capaci di parlare con un altro mondo, destano i morti e li fanno rivivere in surreali odissee piene di speranze e desolazioni. Affabulano.

Potrebbe interessarti anche

Per Umberto Mannocci (di Francesco Gurrieri)

Con Umberto Mannucci se n’è andata una delle figure più rappresentative del Novecento pratese. Un intellettuale che ha amato profondamente la sua città e il popolo di questa nostra terra industriosa. Attento ai mutamenti del tempo ma estremamente selettivo, custode...