Con Umberto Mannucci se n’è andata una delle figure più rappresentative del Novecento pratese. Un intellettuale che ha amato profondamente la sua città e il popolo di questa nostra terra industriosa. Attento ai mutamenti del tempo ma estremamente selettivo, custode geloso della cultura che lo aveva nutrito: una cultura che sapeva interpretare e porgere agli altri, con umiltà, con profondo rispetto e singolare efficacia. Ci mancheranno i suoi racconti che, generalmente a fine anno, nell’approssimarsi del Natale, ci mandava a casa, accompagnati dalla sua bella scrittura vergata con inchiostro verde! Ci mancherà la sua ansia nel conservare e valorizzare ciò che si identificava con la tradizione della sua terra pratese: dalla cucina alle feste, dal particolare e inconfondibile lessico di un tempo ai personaggi dimenticati.
Animus Loci – Quei diciassette gradi (di Sandro Veronesi)
«Quei diciassette gradi…» Il ricordo di mio padre che pronuncia queste parole è uno dei più vivi che mi sia rimasto. Già malato, guardava fuori dalla finestra della mia casa, affacciata su Piazza Santa Maria delle Carceri. Aveva davanti a sé due delle più formidabili...