Solamente nel corso del ‘900, a cominciare dalla metà degli Anni ’30, la città di Prato ha potuto esibire come propria icona, in una ritrovata immagine dell’identità urbana, le vestigia di un restaurato1 Castello dell’Imperatore: testimonianza emblematica della più nobile architettura civile, archetipo della formazione castellana e dell’inurbamento medievale, da affiancare al rinato Palazzo Pretorio. In tale modo dopo secoli di oblio, Prato metteva in luce questo straordinario gioiello architettonico che il restauro di liberazione condotto nel 1936 da Angiolo Badiani aveva riportato agli antichi splendori, anche se a prezzo di una pesante azione di obliterazione e smantellamento delle parti ritenute non confacenti, come allora spesso accadeva, enfatizzando l’azione del restauro.
Il concerto di Arturo Benedetti Michelangeli (di Enrico Belluomini)
Preferiva Prato a Firenze, gli piaceva ascoltare la parlata pratese e insieme agli amici, primo fra tutti Roberto Fioravanti, amava, dopo gli impegni concertistici, concludere “la serata in grande serenità, degustando biscottini di Prato col vinsanto fino anche a...