Da qui all’eternità. Il viaggio di Clara Calamai verso la celebrità

(di Rossana Cavaliere)

Ci fu un tempo in cui il cinema era fiaba, era mito ed epos e le sue stra­ordinarie possibilità di raffigurazione del ‘meraviglioso’ entusiasmavano scrittori ‘avanti’ come D’Annunzio. Il cinema rappresentava la vetrina sul mondo, la scoperta del lontano, dell’altro da sé, a volte la consapevolezza nuova di far parte di un contesto ben più ampio, variegato e complesso di quanto, prima dell’avvento del ‘cinematografo’, si potesse immaginare. Il cinema rappresentava, tuttavia, anche «un sogno vissuto collettivamente» ed è per questo che le attrici venivano proiettate in un firmamento di carta, nel quale brillavano come stelle agli occhi, forse ingenui, certo benevoli, di un pubblico propenso a divinizzarle.